3rd Millennium Phenomena, 2012 - (Cover letters) Scroll down & enlarge for more (testo italiano)
3rd Millennium Phenomena, 2012 (cover letters) Work in progress
“La lettera di presentazione precede il curriculum ed ha una forma meno schematica e più spontanea del c.v. . Senza ripetere il contenuto del curriculum allegato, bisogna sfruttare questa occasione per chiarire, in poche righe, aspetti del proprio percorso lavorativo o della propria personalità.
La lettera di accompagnamento non deve essere uguale per tutti i destinatari , ma personalizzata con riferimenti a caratteristiche specifiche dell'azienda cui è indirizzata (prodotti, marchi di prestigio, espansione sul mercato, ecc.) o a caratteristiche proprie che potrebbero interessare l'azienda.
Punti di forza della "cover letter" -come viene chiamata in inglese- sono l'entusiasmo e l'informalità.”
Il mondo dell'arte contemporanea oramai segue le leggi del mercato. L'artista deve considerare se stesso come un prodotto da vendere prima ancora di "mostrarsi" col suo lavoro. C'è troppa concorrenza, bisogna distinguersi, essere esotici e speciali. Bisogna rappresentarsi come l'apoteosi di ciò che si è allo scopo di impressionare il pubblico degli addetti ai lavori. Il progetto 3rd Millennium Phenomena (cover letters) intende parafrasare e parodiare questo sistema. Il lavoro non è solamente un oggetto d'arte fine a se stesso ma una vera e propria lettera di presentazione che spedisco alle gallerie, ai curatori, alle istituzioni e a chi di dovere quando se ne presenta l'occasione e cioè quando, dal mio punto di vista, i sopraelencati soggetti propongono, call, concorsi, progetti ed eventi che puntano palesemente il focus e l'enfasi sulla provenienza degli artisti, sui temi "alla moda" e su altre tematiche (per esempio quelle sociali) che agevolano l'afflusso di fondi sia privati che statali…
Il progetto, in breve, è una critica e una provocazione ironica. Il sistema dell'arte, prendendo spunto dai fondamenti dell'arte concettuale degli anni 60 e dal modello dello show business statunitense (come creatore di pop star, nel caso specifico), sfrutta l'immagine dell'artista più che la sua opera. La regola è che tutto può essere venduto se proposto con un’efficace strategia di marketing.
Ogni cover letter afftonta in modo satirico uno stereotipo: l’estrema giovinezza dell’ artista, la spettacolarizzazione della morte dell’artista, la sua provenienza esotica, la sua provenienza banale, il suo sesso e la sua sessualità. Il senso dell’umorismo (pirandelliano) ne è la necessaria chiave di lettura.
Nel caso della Cover Letter IV l’enfasi è puntata sulla sessualità e le idee politiche dell’artista donna. Lo stereotipo della lesbica femminista d’assalto. In quanto donna l’artista, oltre a doversi affermare come “soggetto interessante”, si deve anche confrontare con i limiti culturali che (purtroppo) ancora stigmatizzano il suo sesso. La caricatura la rende personaggio teatrale e di conseguenza la mette sul palco e forse anche sotto al riflettore. Diciamo che rappresentando il lato estremo del suo fenomeno, si rende soggetta all’interesse (che prende la forma di curiosità morbosa) di chi la giudica.
“La lettera di presentazione precede il curriculum ed ha una forma meno schematica e più spontanea del c.v. . Senza ripetere il contenuto del curriculum allegato, bisogna sfruttare questa occasione per chiarire, in poche righe, aspetti del proprio percorso lavorativo o della propria personalità.
La lettera di accompagnamento non deve essere uguale per tutti i destinatari , ma personalizzata con riferimenti a caratteristiche specifiche dell'azienda cui è indirizzata (prodotti, marchi di prestigio, espansione sul mercato, ecc.) o a caratteristiche proprie che potrebbero interessare l'azienda.
Punti di forza della "cover letter" -come viene chiamata in inglese- sono l'entusiasmo e l'informalità.”
Il mondo dell'arte contemporanea oramai segue le leggi del mercato. L'artista deve considerare se stesso come un prodotto da vendere prima ancora di "mostrarsi" col suo lavoro. C'è troppa concorrenza, bisogna distinguersi, essere esotici e speciali. Bisogna rappresentarsi come l'apoteosi di ciò che si è allo scopo di impressionare il pubblico degli addetti ai lavori. Il progetto 3rd Millennium Phenomena (cover letters) intende parafrasare e parodiare questo sistema. Il lavoro non è solamente un oggetto d'arte fine a se stesso ma una vera e propria lettera di presentazione che spedisco alle gallerie, ai curatori, alle istituzioni e a chi di dovere quando se ne presenta l'occasione e cioè quando, dal mio punto di vista, i sopraelencati soggetti propongono, call, concorsi, progetti ed eventi che puntano palesemente il focus e l'enfasi sulla provenienza degli artisti, sui temi "alla moda" e su altre tematiche (per esempio quelle sociali) che agevolano l'afflusso di fondi sia privati che statali…
Il progetto, in breve, è una critica e una provocazione ironica. Il sistema dell'arte, prendendo spunto dai fondamenti dell'arte concettuale degli anni 60 e dal modello dello show business statunitense (come creatore di pop star, nel caso specifico), sfrutta l'immagine dell'artista più che la sua opera. La regola è che tutto può essere venduto se proposto con un’efficace strategia di marketing.
Ogni cover letter afftonta in modo satirico uno stereotipo: l’estrema giovinezza dell’ artista, la spettacolarizzazione della morte dell’artista, la sua provenienza esotica, la sua provenienza banale, il suo sesso e la sua sessualità. Il senso dell’umorismo (pirandelliano) ne è la necessaria chiave di lettura.
Nel caso della Cover Letter IV l’enfasi è puntata sulla sessualità e le idee politiche dell’artista donna. Lo stereotipo della lesbica femminista d’assalto. In quanto donna l’artista, oltre a doversi affermare come “soggetto interessante”, si deve anche confrontare con i limiti culturali che (purtroppo) ancora stigmatizzano il suo sesso. La caricatura la rende personaggio teatrale e di conseguenza la mette sul palco e forse anche sotto al riflettore. Diciamo che rappresentando il lato estremo del suo fenomeno, si rende soggetta all’interesse (che prende la forma di curiosità morbosa) di chi la giudica.