EVERYDAY LIFE AS A MAN
(Patriarchy / Power)
Project's Collection 2017 - 2022
(Patriarchy / Power)
Project's Collection 2017 - 2022
EVERYDAY LIFE AS A MAN
(Patriarchy / Power) Project's Collection 2017 - 2022 Limited Edition, 300 pg., color, 29,7x21 cm Edizioni Inaudite Includes texts by: Petra Cason Olivares, Silvia Giambrone, Penzo + Fiore, Massimiliano Fabbri, Pietro Gaglianó, Andrea Giordano Boscolo, Kim Yaged, Silvia Vendramel, Rebecca Agnes, Francesca Vesco, Anita Burchardt, Stefania Migliorati, Natascia de Matteis, Tatiana Motterle, KoKi, Laurina Paperina, Renzo Marasca, Perrov Ahner, Annalisa Furnari, Arianna Ferrari, Linda Cerna, Ester Donninelli, Martin L. Reiter, Cristiana De Marchi, Greta Bisandola , Annaclara Di Biase , Ettore Pinelli, Rosy Togaci Gaudiano , Alain Ledezma, Maya Quattropani, Bettina Van Haaren. 1- Edizione BASIC di 300 incluse 2 foto 15x10 cm, firmate e numerate; 2- Edizione DeLuxe di 17 con foto/oggetto glitter (tutte diverse), firmate e numerate; 3- Edizione PA prima stampa con refusi, 3 copie inclusa foto con busta argento, firmate e numerate (speciale). |
INTRO
UN FLUSSO DI COSCIENZA
Stralcio di battute da VOYEUR • Convesazioni nelle stanze degli artisti
10 febbraio 2021 - IG @numacontemporary
Petra Cason Olivares – Ospite Barbara Fragogna
UN FLUSSO DI COSCIENZA
Stralcio di battute da VOYEUR • Convesazioni nelle stanze degli artisti
10 febbraio 2021 - IG @numacontemporary
Petra Cason Olivares – Ospite Barbara Fragogna
OUTARCHICA. Duble Solo with Martina Antonioni e Barbara Fragogna a cura di Petra Cason Olivares. Installation view. PH. Andrea Rosset
• Barbara, parliamo un po’ del progetto di cui fa parte il tuo lavoro - un disegno - che ho pubblicato sul profilo Instagram di NUMA, dal titolo “Everyday Life As A Man project”. Come ti è venuto in mente questo progetto, e da quanto va avanti? Raccontacelo, perché non so se tutti hanno presente cosa fai tu, ma quando dico “pungente” intendo “dissacrante”.
È un progetto sul patriarcato (senza il limite del genere) e il potere che ho iniziato formalmente nel 2017 ma che include degli episodi flashback di anni precedenti e che consiste in una serie di fotografie, disegni, video, testi, oggetti, e altre cose che si concretizzano in installazioni (di solito), quando poi li espongo. Nei disegni, come in quello che hai pubblicato su Instagram, i soggetti sono degli scheletri dalla sessualità ambigua, che però sono dotati di enormi peni o pistole o altri simboli fallici, le linee sono disegnate con precisione grafica quasi giapponese e nella loro apparenza leggiadra, fiorita e merlettata contengono un soggetto gravido, iracondo, strepitoso e provocante. Si tratta di un incessante tentativo di trovare l’equilibrio nei contrasti. Nelle fotografie (gli scatti sono quasi tutti fatti col telefono, la risoluzione non accurata delle immagini è una precisa scelta stilistica), che sono la parte più voluminosa, documentativa e consistente del lavoro, indosso molto spesso dei falli di varie forme e dimensioni che costruisco con quello che trovo in casa o in giro. A volte sono delle lunghe e morbide appendici, altre volte sono pesanti fardelli gravati di testicoli sabbiosi, altre volte ancora sono verdure, tronchi, ecc... Non c’è mai niente che sia volgare o troppo esplicito, l’allusione è più veritiera e pregnante che un penino didascalico. In ogni modo, tutti gli elementi che utilizzo diventano il simbolo, la metafora concreta di una rappresentazione di aggressività, supremazia e potere che poi devono essere interpretati. Il peso che sento fisicamente tra le gambe e che sposta il centro del pensiero dalla testa al basso ventre è l’ironica, triste, patetica e grave figura retorica del patriarcato. È un lavoro però molto complesso, che vorrei essere in grado di spiegare più dettagliatamente e purtroppo le parole, a meno che non siano poetiche, non sono mai sufficienti. Importante è sottolineare che il patriarcato e il potere sono visti al di là del genere sessuale. Esiste un patriarcato contemporaneo legato alle logiche del potere, del mercato, dell’economia, della politica, del lavoro, della famiglia e che riguarda tutti i livelli della società. Chi detta legge e impone le regole della “civiltà”, dai governi alle multinazionali, dai gestori dell’informazione di massa ai social media, dal dittatore di turno al tiranno pop su TikTok, ha in mano uno strumento progressivo del patriarcato. Il padre padrone che impone le regole di casa non è un uomo ma l’individuo o l’entità asessuata che perpetua imposizioni unidirezionali, monocrome e inumane. |
Disumane. Siamo uomini e siamo donne o siamo entrambi. Però non posso essere ipocrita, perbenista e politically correctamente ottusa da non sapere che comunque, ancora oggi, chi cerca di brandire il baldanzoso cazzo saldandolo ad una nodosa mano è per la stragrande maggioranza maschio. Sorry.
Quindi (questo rientra nel discorso sull’ipocrisia, la disonestà intellettuale, il non volersi scagionare) utilizzo questo impadronirsi dell’oggetto fallico sia in modo tragicomico che anche per immedesimarmi, per vestire i panni dell’accusato. Attraverso l’uso dell’autoritratto (da me sempre sfruttato con ogni medium artistico) divento lo specchio e la nemesi mia e dell’Altro. Voglio provocare una metamorfosi nell’immedesimazione, indurre lo spasmo, contrarti l’addome. Ovviamente c’è anche chi non ne vuole sapere e ironizza o chi non capisce e mi dice [vocetta] “ah, vuoi diventare un uomo?” Oppure ci sono i delatori sui social e la conseguenza è stata che Instagram mi ha chiuso il profilo senza spiegazioni né diritto di replica (che ti venga la cacarella cronica, chiunque tu sia) o altre banalità. La presenza delle pistole? Beh, quello è un’altra modesta chiave d’accesso al discorso sull’educazione all’aggressività. Le armi da fuoco, le pistole giocattolo, sono simboli molto facili ed elementari che catturano velocemente l’attenzione. Qui in studio ho un sacco di armamentario di varie dimensioni, di plastica, nero. Mi stimolano una riflessione: ho notato che nei negozi di carabattole cinesi, ma anche nei supermercati e online, sono tra i giocattoli che costano meno. Pistole nere, leggere o pesanti, che sembrano delle armi autentiche accessibili soprattutto ai figli delle famiglie più povere, quelli che non si possono permettere i mega pistoloni giganteschi. Hai presente, quelli che sparano acqua, bellissimi, super colorati che non ti danno neanche la sensazione di essere delle armi, che sembrano più gli attrezzi di un clown che altro? • Certo. Ecco, generalizzando, c’è questa differenza tra le classi sociali (la lotta di classe esiste e oggi è giocata al contrario come dice Luciano Gallino1): tra quelle pistole coloratissime del bambino che se le può permettere, che può permettersi di “giocare” divertendosi, e quelle dei bambini meno abbienti che |
però, cavolo! Altro che gavettoni e risate cristalline! Per forza di cose, mimano la sparatoria più truculenta, la guerra dei mercenari, le scorribande dei gangster più gretti, mutano in bulletti di periferia, fanno esperienza con un oggetto veramente aggressivo seppur banale, è una diseducazione inconsapevole e sottostimata.
A indossare falli oversize cambia l’atteggiamento, la postura: mentre hai in mano una cosa, mentre ce l’hai addosso, quando hai un bel cazzone finto – prova Petra, a metterti un cazzone finto, ingombrante, pesante tra le gambe – vedi che ti comporti in modo diverso. Ti si raddrizza un po’ la schiena, ti siedi con le gambe larghe, sei galvanizzata... • [una mezza risata, in sottofondo] È quasi una sensazione di... Fa amaramente ridere a dirlo, può essere imbarazzante però è un po’... Hai questi guizzi di delirio di potenza, pisciare in piedi, senza mani, come il duce che si scopa le donne al balcone, una perversione seducente, un’ostentazione di vanagloria, l’idea di dirigere le sorti del mondo dandoti una strizzatina alle palle, l’essere maschione. Quindi pensa, quando già da piccoli si ha una pistola nera, praticamente vera in pugno: non vai a scimmiottare – che ne so – Goku di dragonball che lancia palle d’allegra energia, vai a vestire i panni dei personaggi più estremi, i cattivi-cattivi, un fascio di antieroi rancorosi e frustrati... • Poco fa dicevi che hai cominciato ad avere un numero considerevole di queste immagini, delle fotografie che tu fai nella quotidianità, nei momenti in cui sei in casa, dei disegni e quant’altro. C’è un progetto a medio-lungo termine rispetto ad esempio ad esporlo in maniera magari più complessa? Per il momento ho già fatto una piccola installazione a Manila, ed una in Olanda. Mi piacerebbe fare prima di tutto una pubblicazione, un’edizione o anche un libro solo, così, come oggetto. C’è tanto lavoro fatto e tante cose da dire e pure i tempi (storici) sarebbero maturi per una raccolta, una collection.. Fare una mostra... Magari! Sarebbe una bomba... Anche molto divertente... Però guarda, è un po’ difficile. È più facile esporre quadri, altre cose, ma questo lavoro è un po’ più difficile... Beh, non me l’ha ancora chiesto nessuno, quindi... 1 Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe, Intervista a cura di Paola Borgna, Editori Laterza, 2012 |
***Edizione di 300 incluse 2 foto 15x10 cm, firmate e numerate
***Edizione DeLuxe di 17 con foto/oggetto glitter (tutte diverse), più due foto 15x10 cm, firmate e numerate e un disegno originale
***Edizione PA prima stampa con refusi, 3 copie inclusa foto con busta argento, firmate e numerate (speciale).
Everyday Life As A Man Project Patriarchy, Power Photo session, more then 300 photos, ongoing Bananas, water balloons, and other phallic imagery is scattered throughout Barbara Fragogna’s Everyday Life as a Man - rendered through drawings, photography, and a site-specific installation. The artist plays with ambiguity, as all the seemingly male subjects in the photos are the artist herself. It is not just about gender, it is also about power - symbols of patriarchy evoke how the people are being f**ked up by those in government. The drawings - executed with print-like precision - bear imprints of guns and skeletons, the latter for their androgynous characteristic: the patriarchal systems is not only patriarchs. Of particular interest to Barbara is the toy gun, but rendered in such realism that it puts to question the appropriateness of its function as a children’s plaything. text by KOKI LXX |
a session of this work is published on TARTARE SYNTHETIQUE N°00
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Dream of a Summer Week as a Man, 2017
digital sketches + gif, 2017 |
WINTER session (KOONST)
digital sketches, 2017 |